GUARIRE CON IL METODO
Premessa
Com’è mia abitudine cercherò di parlare con voi, miei pazienti, semplici curiosi o occasionali navigatori del web, in modo semplice e comprensibile.
Trincerarsi dietro l’incomprensibilità dei termini tecnici, secondo me, denota non competenza ma una preparazione superficiale ed approssimativa per cui si rende necessario, per queste persone, nascondersi dietro spiegazioni tecniche che nulla hanno di originale e spontaneo ma sono solo dei “copia ed incolla” presi dai sacri testi di neurofisiologia.
Credo sinceramente che se una persona ha chiaro il concetto che vuole esprimere, può trovare le parole comprensibili per qualsiasi uditore, sia esso esperto o semplice neofita della materia.
Poiché il mio sito è, principalmente ma non esclusivamente, rivolto ai pazienti, trovo corretto esprimermi nel modo più semplice possibile, dando per scontato che chi mi legge non sia edotto nella materia. Al contrario se in questo momento mi sta leggendo un esperto, sia clemente e mi dia credito sulla fiducia (anche perché se le mie sono castronerie, saranno i fatti a smentirmi).
Come nasce il metodo NEURORESET©
Dobbiamo risalire agli anni della scuola per Terapista della Riabilitazione presso l’ospedale “Civico” di Palermo alla fine degli anni ‘80. Erano anni difficilI per la fisioterapia, considerata la “figlia scema” della medicina.
Si studiava sui libri del Prof. Farneti che era considerato il “messia” della fisioterapia e si guardava al Prof. Perfetti ed al suo Esercizio Terapeutico Conoscitivo come al “verbo incarnato”. Bobath, Kabath e Vojta erano entità astratte: tutti ne parlavano (spesso a sproposito) ma pochi li conoscevano veramente.
E in ortopedia?
Beh, lì era un altro discorso. Entrare in reparto di ortopedia durante le ore di fisioterapia era come accedere ad un girone dantesco. Camminavi per il corridoio e dalle varie stanze sentivi urlare…
…aaaah! Muoio! Mi lasci stare…non me frega niente se il ginocchio non si muove…lo voglio cos…aaaah! BASTA!! Lei non sa che sono io…la denuncio!
…mentre il chirurgo che aveva operato quel disgraziato istigava sadicamente il terapista a piegare di più ed a non farsi impietosire dalle lacrime perché quel dannato ginocchio si doveva piegare a 90° entro 48 ore altrimenti era tutto lavoro perso!
E ci credeva, anzi, ci credevamo tutti! (meno il paziente).
Ed io, timido ed attonito allievo terapista, col camice bianco immacolato, rigidamente abbottonato, col cartellino lucido in bella vista sul taschino, mentre i miei idoli strutturati (i terapisti di ruolo) lo indossavano con le maniche arrotolate (sic!) e qualcuno lo aveva anche macchiato di sangue (guardandosi bene dal lavarlo!) neanche fosse un kimono di karate dopo l’ultimo combattimento!
Ma era veramente necessario?
A volte, nel segreto del mio cervellino mi scoprivo a riflettere ed a chiedermi: “Ma sarà veramente necessario tutto questo dolore e soprattutto non sarà controproducente? Ma il corpo, se lo aggrediamo così, non è naturale che si difenda opponendosi ancora di più?”.
VERGOGNA! Stai mettendo in dubbio i sacri testi! Stai forse cercando di dire che i PROTOCOLLI sono sbagliati?! Lavora e non perdere tempo dietro questi pensieri blasfemi e ricorda i comandamenti del buon terapista in ortopedia:
1) Ama il KINETEC tuo come te stesso
2) Non avrai altro KINETEC al di fuori di me
3) Onora il KINETEC